Casale Carocci

La storia di casale Carocci

DA TRADURRE

Il Casale appartiene alla famiglia Carocci sin dal 1648, quando l’Imperatore Ferdinando III insignì i fratelli Sigismondo e Caterino Carocci, e tutti i loro discendenti, del titolo di nobili del Sacro Romano Impero, e donò loro diversi possedimenti, per aver salvato la vista all’ Imperatrice Eleonora d’Austria grazie alla loro abilità come chirurghi. Qui di seguito si riporta parte dell’editto che conferì il titolo alla Famiglia Carocci.

FAMIGLIA CAROCCI
“Si può affermare che questa stirpe “nobilitò” Preci ed i Preciani, nel senso di arricchire di pregi, elevare e render famoso ed anche nel significato di acquistare titoli di nobiltà, aristocratici, poiché, come scrive N.A. Cattani riferendosi all’acquisite insegne di Nobili del Sacro Romano Impero da Caterino e Sigismondo Carocci, “attese le parentele contratte co’ discendenti di detti Carocci, un tal privilegio si è esteso in oggi in quasi tutte le Case Civili del suddetto Castello delle Preci “.

SIGISMONDO E CATERINO
Costui, ed è sempre N.A. Cattani a raccontarlo,
“chiamato dall’Augustissima Austriaca Imperatrice Eleonora, per deporle le Cataratte, con felicissima riuscita, lo eseguì. Per la qual cosa, oltre ai molti considerabili donativi, ne riportò un amplissimo Privilegio (concessogli motu proprio da Ferdinando III Imperatore, speditogli il 28 Novembre 1648) di Nobiltà del Sacro Romano Impero, per sé, e i suoi discendenti in infinitum, tanto maschi, quanto femmine, coli ‘esservi dichiarato Nobile di quattro generazioni antecedenti […]”.

Allo stesso modo Girolamo Marini, a proposito delle Suffusioni o Cataratte e loro cura, narra:
“A questo nobilissimo ed utile esperimento si espose i ‘Imperatrice Eleonora madre di Leopoldo Primo Imperatore de ‘Romani, alla quale in Vienna da un Professore della mia Patria furono deposte da tutti due gli occhi le Cataratte e con tal mezzo ricuperò la vista; al che la medesima corrispose con animo altrettanto generoso, quanto grato verso il Professore medesimo, sì per il pingue re gaio fattogli, come ancora per i ‘onorijìco riconoscimento di esso e suoi successori, con averlo dichiarato nobile del Sacro Romano Impero per Imperiai Diploma”.

E questo è il diploma con lo stemma, così come ce lo tramanda Alessandro Catani nella sua Memoria:

FERDINANDUS TERTIUS
Col favore della divina clemenza

Eletto Imperatore Augusto dei Romani, Re di Germania, […].
Ai nostri fratelli diletti e fedeli al Sacro Impero, Sigismondo e Caterino Carocci, la nostra Imperiale grazia ed ogni bene.

Giudichiamo degno della nostra Imperiale grazia premiare adeguatamente coloro che ben meritano di noi e della nostra Augusta Casa […]. E così voi, fratelli Sigismondo e Caterino Carocci, nati da onesti genitori del Castello delle Preci di Norcia nella Diocesi dì Spoleto, […] avete dimostrato abbondantemente con vari esempi di virtù nobili attenzioni di fede e di osservanza verso il nostro Sacro Romano Impero e la nostra Casa Austriaca, e soprattutto tu, Sigismondo, che unisti assiduamente con gran fatica l’esperienza alla conoscenza della tua arte oculistica (quando non molto tempo fa, per volontà e propizio aiuto divino all’Augustissima Imperatrice Leonora nostra madre carissima dopo la tua cura e la tua opera, offerta ed applicata secondo i tuoi mezzi, restituisti la vista) […]; e sia lasciato ai tuoi discendenti un fulgido esempio da imitare. Di qui, in verità, non abbiamo voluto tralasciare che tu ed anche tuo fratello Caterino, in riguardo dei tuoi meriti, foste decorati con un altro straordinario simbolo della nostra Imperiale munificenza. […] voi, fratelli Sigismondo e Caterino Carocci e tutti i figli, gli eredi, i posteri ed i vostri legittimi discendenti, maschi e femmine, per sempre vi associamo, eleviamo, aggreghiamo al nome, ordine, stato, grado, ceto e dignità dei nostri Nobili del Sacro Romano Impero, e voi tutti e ciascuno, conformemente alla qualità della condizione, come se foste nati di genere, di casata e di famiglia nobile, diciamo e nominiamo Nobili e da tutti e da ciascuno vogliamo che siate detti, nominati, ritenuti e reputati quali veri nobili. […], con la medesima nostra potestà imperiale a voi […] le antiche insegne del vostro stemma non solo benignamente lodammo, riconoscemmo e confermammo, ma anche con una speciale grazia Imperiale, ingrandimmo ed arricchimmo, […]. Lo stemma, diviso orizzontalmente in due parti uguali, o aree, delle quali l’inferiore è tutta azzurra, rappresenti un carro trionfale color d’oro sul quale pende una cometa risplendente che sporge dalle nuvole; poi la parte superiore gialla rappresenta una semplice aquila nera coronata a zampe divaricate, ad ali spiegate e dal becco aperto mostra la lingua. Sovrasti lo scudo un elmo aperto ossia una grata da torneo, volgarmente detta inferriata, con gli orli dorati, con le falere, ossia le frange a destra gialle, cioè d’oro, e azzurre; a sinistra rosse e bianche ed in entrambe le parti svolazzanti intorno mollemente per la sinuosa piegatura, e la corona aurea decorata messa sopra, su cui poggi un aquila in atto di volare e che guardi davanti a sé, simile a quella descritta nello scudo, che guarda verso destra. […]

Per testimonianza di questo documento scritto di mano propria e munito del nostro sigillo Imperiale.
Emesso nella nostra città di Vienna il 28 novembre I 648, XII anno del nostro regno romano, XXIII di quello ungarico, XXII di quello boemo…
FERDINANDO


Casale Carocci ha ottenuto l’emblema Oro del Parco – Emblema OroRegolamento emblema .dpf